Home Società e imprese Il giusto compenso all'amministratore

Il giusto compenso all'amministratore

671
0

Mentre nelle aziende cosiddette “di famiglia” si ha difficoltà a riconoscere all’amministratore un compenso pari “almeno” a quello di un dipendente, vi sono aziende dove i compensi sono così alti da risultare sproporzionati agli occhi del fisco.

È il caso esaminato di recente dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24379, depositata il 30 novembre 2016che accoglie un ricorso dell’Agenzia delle Entrate che aveva censurato la deducibilità di un compenso amministratore di una società, per il semplice fatto che (nell’annualità interessata) lo stesso era stato erogato in misura pari a 600.000 euro, mentre sino all’anno precedente la misura era fissata in 150.000 euro.

Le motivazioni della sentenza

Secondo i Giudici della Corte, l’Amministrazione finanziaria ha il potere di valutare la congruità dei costi non essendo in ogni caso vincolata dalla delibera di attribuzione del compenso.

Il contribuente deve fornire l’effettiva prova dell’esistenza del costo e dell’inerenza in senso quantitativo, in difetto, il componente negativo può essere disconosciuto.

Tale analisi è in linea con precedenti orientamenti della stessa Corte (sentenze nn. 9036/2013, 3243/2013 e 9497/2008).

Considerazioni

Aldilà della sindacabilità o meno del compenso dell’amministratore da parte dell’Agenzia delle Entrate, che riscontra una certa perplessità tra gli addetti ai lavori, giacchè i compensi erogati alle persone fisiche sono soggetti ad una maggiore tassazione, oltre che alla contribuzione Inps, vediamo insieme di capire quali errori devono essere evitati.

Evitare comportamenti non sindacabili

È sempre preferibile, per l’impresa, adottare comportamenti non sindacabili da parte dell’Agenzia delle Entrate, evitando forme di remunerazione soggette a “sbalzi” clamorosi.

Evitare rimborsi spesa non in linea con i compensi

È conosciuto ai più che il rimborso spesa all’amministratore prevede diverse ipotesi di esenzione da tassazione o determinazioni forfettarie dei fringe benefits, ma è altrettanto vero che stabilire compensi di molto inferiori ai rimborsi (esenti da tassazione) mette a rischio il riconoscimento dei medesimi in caso di controllo sull’inerenza e veridicità da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Tratamento di fine Mandato

Stesso discorso va fatto per il trattamento di fine mandato o TFM, è vero che al ricorrere di determinate circostanze, può scontare la tassazione separata in capo all’amministratore, con l’indubbio vantaggio di applicare l’aliquota media del biennio precedente, ma è altrettanto vero che stabilire un TFM spropositato rispetto al compenso, con un andamento nel tempo “inversamente proporzionale” (ossia crescita del TFM e contemporanea riduzione del compenso), rappresenta un chiaro segnale di finalità elusiva.

Consigli

Il consiglio che mi sento di dare e di deliberare un compenso adeguato, costante nel tempo, salvo adattamenti comprovati dal miglioramento delle performance aziendali, accompagnato da rimborsi spese documentati e da una TFM proporzionato ai compensi. In questo modo difficilmente l’amministrazione finanziaria potrà dare luogo a contestazioni.

Rispondi